Torna alle News
Vita di San Corrado

13/07/2008 - La vita e il culto di S. Corrado
È giorno di festa, questo, per la nostra Chiesa locale. I complessi bandistici rallegrano le strade della nostra città, e lo scoppio delle bombe carta ha salutato l’inizio del nuovo giorno festivo. È vero: ogni domenica è giorno di festa, perchè si commemora la Risurrezione del Signore dalla morte. Ma è anche vero che nelle feste dei Santi di Cristo ricordiamo ancor più solennemente la Risurrezione di Gesù facendo memoria dei salvati.
Ecco giunta la festa estiva di San Corrado, nostro Patrono, ripristinata nel 2005 dopo trentacinque anni di soppressione. Molti al mattino si sono stupiti all’udire l’esplosione dei colpi. Si sono chiesti: «Cosa si festeggia oggi?». Alla risposta: «La festa patronale di San Corrado!» hanno controbattuto: «Chi era costui?».
Cerchiamo di seguito, affinchè se ne ravvivi il ricordo, di tracciare le linee principali della vita del Santo Patrono di Molfetta, oggi sconosciuta a molti.

LA VITA

Corrado naque a Ravensburg, in Svevia, attorno al 1105, da Enrico IX di Welf (dei Guelfi), detto il Nero, e Wulfilde di Sassonia. Enrico il Nero divenne nel 1120 duca di Baviera, succedendo al fratello Guelfo V. Gli successe nel 1126 il primogenito Enrico X il Superbo, fratello maggiore di S. Corrado, mentre il secondogenito, Guelfo VI, divenne duca di Spoleto. Le figlie Giuditta, Matilde e Wulfilde, contrassero importanti matrimoni, e da Giuditta, sorella maggiore di Corrado, nacque l’imperatore Federico Barbarossa. Tra gli avi di Corrado bisogna annoverare S. Corrado di Costanza.
Essendo il minore tra i figli maschi, educato negli studi letterari, fu avviato dai genitori alla carriera ecclesiastica presso Colonia, con l’intento di farlo succedere all’Arcivescovo Federico, suo cugino paterno. In questo periodo il giovane si ornò di virtù tali da essere considerato degno di sommo onore, suscitando ammirazione tra il clero e il popolo. Si istruì negli studi superiori e nella disciplina ecclesiastica, in diritto canonico e civile.
Ma in quel periodo il suo animo si infervorò ascoltando la predicazione di Arnoldo, abate del monastero cistercense di Morimond. Comprese che la sua vocazione era quella monastica e, trasgredendo alle aspettative della famiglia, abbandonò gli onori del proprio rango per abbracciare, ancora adolescente, la severa regola dell’Ordine Cistercense, presso Morimond.
Qualche anno dopo l’abate Arnoldo avviò una spedizione in Terra Santa per la fondazione di un monastero cistercense, coinvolgendo i monaci di Morimond e suscitando la disapprovazione di S. Bernardo di Chiaravalle, colonna dell’Ordine Cistercense, il quale era convinto che in quel periodo in Palestina fossero necessari soldati per combattere piuttosto che monaci in preghiera, e temeva per l’incolumità dei religiosi di quel monastero. Infatti era, quella, l’epoca delle crociate.
In due epistole, una inviata al canonico Brunone dei conti di Berg e Altena, e l’altra inviata a Papa Callisto II, Bernardo cercò un appoggio per opporsi alla spedizione, dato che tra i monaci coinvolti vi era anche Corrado, il nobile giovane fuggito dalla scuola arcivescovile di Colonia qualche anno addietro con grande scandalo e disapprovazione della potente famiglia dei Guelfi.
All’inizio del 1125, Arnoldo morì all'improvviso, e l’impresa di fondare quel monastero in Terra Santa fallì. I suoi discepoli, persa la loro guida, tornarono in monastero. Ma Corrado, attratto dal fascino mistico della terra di Gesù, proseguì da solo il pellegrinaggio. Varcò le Alpi e, raggiunta la Puglia, visitò i Santuari di S. Michele Arcangelo sul Gargano e di S. Nicola da Mira a Bari, tappe obbligate per i pellegrini che in Puglia si imbarcavano per la Palestina. Tuttavia, sfinito dal lungo viaggio intrapreso con mezzi di fortuna, si ammalò prima di imbarcarsi, e trovò rifugio presso la comunità benedettina di S. Maria ad Cryptam (S. Maria della Grotta), nell’agro di Modugno, nella diocesi di Bari. Corrado visse gli ultimi mesi della sua breve vita in una grotta adiacente alla cappella, facendo esperienza di monachesimo eremitico pregando, digiunando, e dormendo sulla roccia nuda. Egli suscitò grande ammirazione nella gente del posto, che cominciò subito a ricorrere alla sua intercessione: un giovane ricco, destinato a ricoprire ruoli di rilievo nella gerarchia della Chiesa, che sceglie di abbandonare ricchezza e potere, per dedicarsi alla preghiera e alla penitenza per Gesù Cristo, sicuramente suscita ammirazione in chi vede in lui un esempio da imitare. Per giunta San Corrado non aveva negato nulla al Signore, offrendogli la sua breve esistenza. Così il Signore nulla poteva negare a San Corrado, il quale già in vita gli chiedeva miracoli per coloro che ricorrevano alla sua intercessione.
San Corrado morì probabilmente nell’inverno tra il 1125 ed il 1126, poco più che ventenne. La tradizione fissa il giorno della morte al 17 marzo. Il suo corpo venne inumato nella cappella di S. Maria ad Cryptam, e la tomba divenne meta di pellegrinaggi.

IL CULTO, I MIRACOLI, LE RELIQUIE
Nel 1309 quella comunità benedettina venne soppressa. I monaci si trasferirono presso altri monasteri, e la chiesetta della Madonna della Grotta restò incustodita col suo tesoro più prezioso: la tomba del giovane monaco Corrado. I molfettesi, particolarmente devoti al santo, il 9 febbraio di un anno imprecisato (probabilmente proprio il 1309), trafugarono i resti mortali del pio cenobita. Col gesto di inumarne i resti nella Cattedrale, Corrado veniva riconosciuto Santo e Patrono di Molfetta, ed un messale del XIV secolo testimonia che già in quel periodo, al 9 febbraio, era fissata la festa della “Traslatio Sancti Corradi Confessoris” (Traslazione di San Corrado Confessore), celebrata con una messa propria.
Sulla strada Modugno-Carbonara, ancora oggi, sorge il Santuario della Madonna della Grotta, adagiato sul fianco della lama “Lamasinata”. In chiesa si trova un archetto del 1200 dal quale è visibile il cunicolo in cui visse San Corrado. Questo archetto testimonia che già settant’anni dopo la morte, la santità di Corrado di Baviera era ampiamente riconosciuta. Nel cunicolo è visibile un punto in cui la roccia è più liscia, dove si ritiene che il Santo trascorresse i brevi momenti di riposo che intervallavano la preghiera costante. Nella cappella vi è poi la tomba vuota, da cui le ossa furono trafugate dai molfettesi; sono inoltre visibili affreschi medievali che raffigurano S. Corrado, in particolare in atteggiamento di devozione nei confronti della Madonna col bambino.
Più volte S. Corrado ha manifestato la sua potente intercessione con miracoli pubblici e personali. Ad esempio nei periodi di siccità, portando in processione la reliquia del suo cranio, si è ottenuta spesso la pioggia.
Famoso è un episodio del 1529 quando, essendo di notte la città di Molfetta assaltata di sorpresa dalle truppe francesi del conte Caracciolo, i cittadini si sentirono chiamare nel sonno da un guerriero che li andava avvertendo del pericolo imminente. Essi, raggiunte le mura, videro nel mezzo di un bagliore la Madonna dei Martiri, S. Corrado, nel quale riconobbero il misterioso guerriero, e S. Nicola. L’esercito francese, atterrito, fuggì.
Molfetta fu immune, per sua intercessione, da molte epidemie, tra cui la pestilenza del 1657, e per riconoscenza fu raccolto dell’argento per far scolpire un busto in cui conservare il suo cranio.
Gli è stato attribuito anche il potere di placare tempeste, alluvioni e terremoti. Numerose sono poi le testimonianze di altri miracoli personali, sia fisici che spirituali.
Con lo spostamento della sede episcopale, il 10 luglio 1785 le reliquie vennero trasferite nella nuova Cattedrale, sotto l’altare del Cappellone di S. Corrado, a destra del presbiterio. Il Duomo Vecchio, prima intitolato all’Assunta, venne a lui dedicato.
Il 2 febbraio 1832, come per altri santi il cui culto era rimasto circoscritto a livello locale, venne avviato a Roma il processo di canonizzazione equipollente, in seguito all’invio di una lettera postulatoria del Vescovo di Molfetta Filippo Giudice Caracciolo. Non potendo contare sulle dichiarazioni di testimoni oculari che avevano conosciuto Corrado, essendo Lui vissuto parecchi secoli addietro, il processo non fu impostato sull’analisi delle virtù del Santo, bensì sul culto a lui tributato da tempo immemorabile. Esistendo innumerevoli testimonianze antichissime sul culto del Santo eremita, a lui tributato immediatamente dopo la morte, se non addirittura quando era ancora in vita, il processo si concluse ben presto. Il 7 aprile 1832, con decreto di papa Gregorio XVI, il Servo di Dio Corrado di Baviera fu proclamato Santo, e nel 1834 giunse da Roma la messa propria, la cui preghiera di colletta, tradotta dal latino in italiano nel 1967, esclama:

“O Dio, tu hai voluto che il Santo Confessore ed Eremita Corrado divenisse cittadino della patria celeste, concedi benigno che, nella sua solennità, disprezzando gli affetti disordinati delle cose terrene, siamo infiammati dal desiderio delle realtà celesti”.

Dal 1893 il corpo è custodito in una teca mobile d’argento e cristallo, spostata nel 1981 nella cappella dei SS. Pietro e Paolo della Cattedrale. In una cassaforte si conserva il busto argenteo contenente il teschio, ed il reliquiario della terza vertebra cervicale, portato un tempo al capezzale dei moribondi. Frammenti delle ossa sono sparsi nelle varie chiese della città. A Modugno si conservano le falangi del pollice destro nella Cattedrale, ed un frammento osseo presso il Santuario di S. Maria ad Cryptam.
Recentemente, urgendo lavori di restauro per il busto del Santo, è stata effettuata una ricognizione della reliquia della testa. I referti medici, redatti da illustri specialisti e ortopedici, hanno confermato che trattasi di cranio di individuo maschio, di età compresa tra i venti e i venticinque anni.
Per secoli si ritenne che Corrado fosse morto anziano, e come tale fu rappresentato, con barba bianca, mantello e bastone da pellegrino. Nell’iconografia compaiono spesso la frusta e il teschio, simboli dell’automortificazione e della penitenza, e la corona e scettro abbandonati al suolo, segno delle origini nobili rifiutate dal Santo.
A Molfetta è particolarmente venerato dai contadini, a motivo del miracolo della pioggia che più volte si è ottenuto per sua intercessione, mentre la Madonna dei Martiri, Compatrona di Molfetta, viene particolarmente venerata dai marinai.
La festa liturgica cade il 9 febbraio, giorno della traslazione delle ossa. Il 17 marzo si commemora il transito in Paradiso (dies natalis). La seconda domenica di luglio si festeggia il trasferimento delle reliquie nella nuova Cattedrale.

Pietro Angione

Prossimi appuntamenti



 

Statuto e Regolamento interno
Copertina
 
Pubblicazioni
Copertina